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Economia e Aziende Siciliane

pozzi di petrolio in Sicilia

Note sull'andamento dell'Economia Siciliana
Aggiornamento al maggio 2005
a cura della Banca d'Italia

B - L'ANDAMENTO DELL'ECONOMIA REALE

LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

L’agricoltura

Secondo le stime dell’Istat, in Sicilia nel 2004 la produzione agricola ha continuato a crescere, seppure a ritmi meno sostenuti rispetto all’annata agraria precedente; l’aumento in valore, a prezzi costanti, è stato del 5,6 per cento (18,7 per cento nel 2003). Il valore aggiunto è aumentato del 6,8 per cento.

Nel corso degli ultimi due anni la produzione agricola regionale ha beneficiato di condizioni climatiche nel complesso favorevoli e di adeguate disponibilità di risorse idriche, importanti per lo sviluppo del settore. Tuttavia, a causa dell’eccessiva lunghezza della filiera distributiva, i prezzi subiscono spesso aggravi notevoli con perdita di competitività sui mercati al dettaglio. Tale circostanza risulta particolarmente penalizzante per i prodotti di non elevata qualità e non immediatamente identificabili con marchi specifici di controllo e certificazione.

L’aumento della produzione di cereali, in quantità, è stato pari al 6,7 per cento circa, soprattutto grazie alla crescita del frumento prodotto, che rappresenta oltre il 90 per cento delle coltivazioni di cereali nella regione (tav. B1).

Le produzioni di piante da tubero e di ortaggi sono aumentate del 2,2 per cento; all’interno del comparto si è registrata una crescita del 6,6 per cento per la produzione di pomodoro. Tra le coltivazioni legnose si rileva la riduzione della produzione di frutta fresca (-18,3 per cento) e un apprezzabile aumento di quella di agrumi (9,8 per cento), in particolar modo di limoni (12,9 per cento).

Si è realizzato un incremento delle coltivazioni foraggere e degli ortaggi in serra; in leggera riduzione la produzione di uva, sia da tavola sia da vino (rispettivamente del 4,8 e del 2,3 per cento), mentre viene stimata una crescita del 6,3 per cento per la produzione di vino e mosto.

Il settore vitivinicolo siciliano, che si è sviluppato in maniera sensibile a partire dalla seconda metà degli anni novanta, sta risentendo dell’indebolimento del dollaro e della conseguente perdita di competitività sui mercati americani, che rappresentano una quota elevata del fatturato estero per molte cantine locali. Alcuni produttori stanno continuando a investire al fine di migliorare la qualità della produzione mediante riconversione dei vigneti, con ritorni economici attesi nel medio e lungo termine.

L’industria
Nel corso del 2004 il settore industriale siciliano ha registrato un andamento sostanzialmente stagnante, come confermato dai principali indicatori dell’indagine dell’ISAE. Il livello degli ordinativi, sia interni sia dall’estero, è rimasto su valori inferiori rispetto a quelli ritenuti normali dagli imprenditori (tav. B5). Negli ultimi mesi dell’anno si è registrato un peggioramento della domanda, che ha trovato conferma nei dati relativi al primo trimestre del 2005 (fig. 1).

L’andamento della produzione è rimasto su livelli contenuti per tutto l’anno, come confermato dal grado di utilizzo degli impianti, ridottosi ulteriormente al 69,3 per cento nella media del 2004, rispetto al 70,4 per cento dell’anno precedente.

Gli indicatori relativi alla tendenza a tre mesi degli ordini e della produzione hanno mostrato un andamento calante nel secondo semestre del 2004; nei primi mesi del 2005, tuttavia, sono tornati entrambi a crescere.

Tra gennaio e marzo del 2005 la Banca d’Italia ha condotto la consueta indagine sulle imprese industriali, su un campione di 150 aziende regionali con almeno 20 dipendenti (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche). In media nel 2004 le imprese contattate hanno registrato una riduzione degli investimenti, a prezzi correnti, pari allo 0,6 per cento; per il 2005 è stato programmato un ulteriore calo.

L’occupazione è rimasta stazionaria, con una previsione di lieve contrazione per l’anno successivo (-0,8 per cento). Il fatturato medio, in termini nominali, è aumentato del 2,1 per cento; migliore è risultata la performance dell’export, con una crescita del 6 per cento circa e un’aspettativa di un maggiore tasso di incremento per il 2005.

L’incidenza media dei ricavi da vendite all’estero sul fatturato complessivo delle imprese del campione è risultata di poco superiore al 10 per cento.

Il 66 per cento del campione ha chiuso l’esercizio in utile, così come avvenuto nel 2003; in lieve riduzione è risultata la quota di aziende che ha registrato una perdita, di poco inferiore al 17 per cento, rispetto al 18 per cento circa dell’anno precedente. Non si sono registrate significative differenze tra le piccole aziende e quelle di maggiore dimensione.

Per il sesto anno consecutivo il saldo tra le nuove imprese industriali iscritte nei registri delle Camere di commercio siciliane e quelle cancellate è risultato negativo (fig. 2 e tav. B11). L’indicatore è peggiorato sensibilmente negli ultimi due anni, a causa di una riduzione significativa delle nuove iscrizioni; nel 2004 si è assistito, inoltre, a un aumento del numero di cancellazioni. L’andamento sfavorevole ha interessato i principali comparti, tra cui in particolare l’industria del legno, la meccanica e la lavorazione dei minerali non metalliferi.

Le costruzioni

In base ai risultati della rilevazione sulle costruzioni e opere pubbliche, condotta dalla Banca d’Italia su un campione di 64 imprese siciliane (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche), nel 2004 il settore delle costruzioni ha registrato un andamento positivo. In particolare, i livelli produttivi medi delle aziende contattate sono aumentati grazie alla crescita del settore delle opere pubbliche, particolarmente sostenuta nella seconda parte dell’anno. Le aspettative per il 2005 restano positive, grazie alla prosecuzione del buon andamento delle opere pubbliche e a una ripresa dell’edilizia residenziale.

Nel corso dell’anno sono state aggiudicate due opere pubbliche di importo rilevante relative al settore dei trasporti, rientranti tra le grandi opere previste dalla “Legge Obiettivo”; si tratta dei lavori per la costruzione dell’autostrada Catania-Siracusa e del raddoppio della linea ferroviaria di collegamento tra il comune di Palermo e il suo aeroporto. I bandi sono stati assegnati a imprese extra regionali, data la ridotta dimensione delle ditte locali.

I ribassi d’asta con cui sono stati aggiudicati i lavori pubblici nel 2004 sono stati superiori, in media, al 20 per cento, anche per quelle opere la cui base d’asta era aggiornata ai prezzi dello scorso decennio, dipendendo da progetti predisposti nel corso degli anni novanta.

Secondo l’Associazione di categoria un dato così elevato potrebbe trovare spiegazione, tra l’altro, nell’esigenza delle imprese di aggiudicarsi i lavori, seppure con offerte scarsamente remunerative, allo scopo di mantenere la certificazione SOA e avere così il diritto, anche per il futuro, di partecipare a gare per opere pubbliche della stessa classe dimensionale. Nel corso del 2005, infatti, verranno a scadenza le prime attestazioni SOA, e le aziende che non potranno dimostrare di aver effettuato lavori, il cui importo rientra nella classe dimensionale prescelta, non potranno ottenere la conferma della certificazione.

Il 70 per cento delle imprese che hanno partecipato alla rilevazione della Banca d’Italia prevede di incontrare, nell’immediato futuro, significativi ostacoli all’espansione dell’attività nel campo delle opere pubbliche; la motivazione principale, indicata da più dell’80 per cento delle aziende, sarebbe proprio la presenza di prezzi scarsamente remunerativi.

Il numero di bandi di gara pubblicati nel 2004 è cresciuto del 6,5 per cento, rispetto al 2003; ben più elevata è stata la crescita degli importi complessivi, pari al 196,1 per cento a causa, principalmente, del bando per l’affidamento dei lavori di progettazione e costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, il più grande appalto per opere pubbliche finora pubblicato in Italia, del valore di circa 4,4 miliardi di euro (tav. B6).

Anche al netto di quest’opera l’aumento resta superiore al 50 per cento (fig. 3). Tra le altre gare principali alcune si riferiscono all’affidamento della gestione del servizio idrico in varie province dell’Isola; anche quest’anno sono presenti gare di importo elevato per interventi infrastrutturali, molti dei quali cofinanziati con fondi europei nell’ambito di Agenda 2000.

L’importo complessivo dei bandi di gara è aumentato per il terzo anno consecutivo. Il valore medio delle gare, escludendo quella relativa al ponte sullo Stretto, ha raggiunto i 2,4 milioni di euro, con un incremento del 44 per cento rispetto all’anno precedente. La dinamica crescente dell’importo medio perdura ormai da tre anni; nel 2001 si era
raggiunto un punto di minimo pari ad appena 0,5 milioni di euro.

Anche nel 2004 è proseguita la fase espansiva per l’edilizia residenziale, relativa soprattutto a interventi di ristrutturazione. Tuttavia il numero di richieste per l’ottenimento degli sgravi fiscali per questo tipo di lavori è risultato in Sicilia in riduzione del 6,3 per cento rispetto all’anno precedente. È probabile che una parte dei lavori di importo minore sfugga alle statistiche ufficiali e sia eseguita con l’utilizzo di manodopera irregolare.

Ha trovato conferma la dinamica crescente delle quotazioni delle abitazioni; i dati de “Il consulente immobiliare” segnalano, per le nuove costruzioni residenziali in regione, un aumento medio annuo del 7,1 per cento, con una accelerazione nel secondo semestre (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche).

I servizi

Il commercio. – Nel 2004 il commercio ha risentito dell’andamento negativo dei consumi. In base ai dati del Ministero delle attività produttive nella media del 2004, rispetto all’anno precedente, il valore delle vendite nel settore è diminuito in termini nominali dell’1,7 per cento. Nel corso dell’anno l’andamento ha mostrato chiari segnali di peggioramento, passando da una modesta crescita nel primo trimestre (0,8 per cento) a un calo sensibile nel terzo (-3,7 per cento); nell’ultimo trimestre la diminuzione è risultata pari al 2,1 per cento (tav. 1).

Come in passato, la piccola e media distribuzione tradizionale ha registrato una dinamica più sfavorevole, con una riduzione del fatturato del 3,2 per cento nell’intero anno. La grande distribuzione ha aumentato le vendite del 5,9 per cento; anche in questo caso, tuttavia, si è assistito a un peggioramento della congiuntura in corso d’anno, con un tasso di crescita nel terzo trimestre pari all’1,5 per cento, rispetto al 12,5 per cento nei primi tre mesi.

Le immatricolazioni di autovetture in Sicilia sono aumentate del 3,7 per cento; maggiore è risultata la crescita relativa ai veicoli commerciali (7,6 per cento).

L’incidenza della grande distribuzione sul complesso delle vendite del settore commerciale continua a essere nell’Isola sensibilmente più bassa della media nazionale. Nel 2004 la sua quota di mercato è risultata pari al 17,3 per cento, rispetto al 18,2 per cento della media meridionale e al 28,7 per cento in Italia. Tra il 2001 e il 2004 il divario con il Paese si è leggermente ridotto, passando da 12,4 a 11,5 punti percentuali (fig. 4).

L’autorizzazione all’apertura di grandi strutture di vendita, in Sicilia, è sottoposta a limiti quantitativi dalla legge regionale 28/1999, inizialmente previsti per un periodo transitorio di 30 mesi, ma prorogati senza limiti temporali nel 2002 (L.R. 16/2002).

Nel settembre del 2004 l’Autorità antitrust italiana è intervenuta per segnalare che i limiti quantitativi e di quota di mercato previsti dalla normativa siciliana sono in contrasto con la disciplina della concorrenza, invitando gli organi competenti a intervenire per eliminare gli aspetti restrittivi della concorrenza.

Anche la consueta indagine della Banca d’Italia su un campione regionale di 173 imprese operanti nel settore commerciale (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche) conferma i dati congiunturali del Ministero delle Attività produttive. Il saldo delle risposte tra gli imprenditori che hanno registrato un aumento della domanda e quelli che hanno avuto una diminuzione è negativo con riferimento sia al primo sia al secondo semestre dell’anno passato. L’andamento sfavorevole si è concentrato tra le imprese del commercio tradizionale; il saldo delle risposte tra gli operatori della grande distribuzione è risultato positivo.

Il calo della domanda si è riflesso sul risultato d’esercizio; nel 2004 le aziende del campione che hanno chiuso l’esercizio in utile sono state pari al 59,4 per cento del totale, in calo rispetto al 2003 (62,8 per cento).

Un miglioramento si è registrato con riferimento alle sole aziende della grande distribuzione.

Nel 2004 è proseguita la tendenza calante del tasso di inflazione, iniziata nella seconda metà dell’anno precedente. Nella media dell’anno la crescita dell’indice dei prezzi è stata pari in Sicilia al 2,1 per cento, 0,1 punti superiore al dato nazionale. Nel corso dell’anno il divario con la media del Paese si è mantenuto compreso tra 0,1 e 0,3 punti percentuali.

Il rallentamento dell’inflazione si è accentuato a partire da settembre ed è proseguito nei primi mesi del 2005, raggiungendo a febbraio l’1,6 per cento; nei mesi successivi si è assistito a un modesto recupero (fig. 5).

Il turismo. – Dopo un biennio durante il quale i flussi turistici in Sicilia hanno subito una leggera contrazione, nel 2004 si è registrato un aumento degli arrivi del 4,2 per cento. L’andamento delle presenze, seppure in ripresa, ha registrato un tasso di crescita più modesto, pari all’1,6 per cento (fig. 6). La permanenza media dei turisti nella regione è calata da 3,2 giorni nel 2003 a 3,1 nel 2004. In base alle rilevazioni dell’Istat, nella media nazionale le presenze sono diminuite del 2,2 per cento; l’indicatore relativo alla permanenza media è risultato di 4,1 giorni.

Il dato regionale relativo agli arrivi riflette il trend positivo riscontrato in tutte le province; gli aumenti più consistenti sono avvenuti in quelle di Catania, Trapani ed Enna. Con riguardo alle presenze, invece, sono stati rilevati andamenti più diversificati (tavv. B7 e B8). Tra le principali mete turistiche i pernottamenti sono aumentati in particolare a Taormina, a Siracusa e presso le isole Eolie, mentre si è realizzato un calo a Sciacca, Erice e Cefalù.

Sono risultati in crescita sia gli arrivi sia le presenze di turisti
italiani, rispettivamente del 3,9 e del 2,8 per cento, mentre per i flussi provenienti dall’estero si è registrato un lieve calo del numero delle presenze (-0,4 per cento), a fronte di un aumento degli arrivi pari al 4,7 per cento (tav. 2).

Ha continuato ad aumentare l’interesse per le strutture ricettive extra-alberghiere, dove le presenze sono cresciute del 4,7 per cento, mentre più modesto è risultato l’incremento per quelle alberghiere (1,0 per cento).

L’incidenza dei pernottamenti presso le strutture complementari è aumentata per il terzo anno consecutivo; nel 2001 era pari al 12,9 per cento delle presenze turistiche complessive, mentre nel 2004 ha raggiunto il 16,2 per cento. Elevato rimane il divario con la media nazionale, in cui il settore extra-alberghiero ha un peso circa doppio.

L’incidenza degli stranieri sulle presenze turistiche complessive in regione è scesa al 37,2 per cento, proseguendo l’andamento calante che dura da tre anni; nel 2001 era stata superiore al 40 per cento. Messina e Palermo si confermano le province che attraggono maggiormente i flussi provenienti dall’estero, con un’incidenza sulle presenze rispettivamente del 46 e del 43,9 per cento.

I trasporti. – Il traffico merci nei porti siciliani è aumentato nel complesso del 6 per cento. La crescita si è ripartita in maniera quasi uniforme tra le merci imbarcate e quelle sbarcate (tav. B9).

Il trasporto di prodotti petroliferi, che nell’anno ha pesato per il 79 per cento sui movimenti complessivi, è aumentato del 5,5 per cento; il tasso di crescita maggiore si è registrato nei flussi in partenza (6,4 per cento). Al netto di tali produzioni il traffico merci è aumentato dell’8,1 per cento; in particolare le merci non petrolifere giunte in Sicilia via mare sono aumentate del 13,7 per cento, mentre quelle in uscita hanno mostrato una dinamica meno favorevole (2,6 per cento).

Il numero di passeggeri si è incrementato dell’1,3 per cento, dopo la riduzione registrata nel 2003; la crescita maggiore ha riguardato soprattutto le partenze (2 per cento). Il porto di Messina, dove si concentrano circa i due terzi dei movimenti passeggeri complessivi in Sicilia, ha registrato un modesto recupero (0,5 per cento) dopo il calo avvenuto nel 2003. In ulteriore aumento è risultato il movimento passeggeri nel porto di Palermo (6,5 per cento).

Il traffico aereo nei tre maggiori aeroporti siciliani ha registrato un calo nella quantità di merci trasportate, diminuita del 17 per cento. Grazie al buon andamento nel trasporto passeggeri, il numero di aeromobili in transito è aumentato dell’1,5 per cento, con un incremento del 10,9 per cento dei voli internazionali mentre quelli nazionali sono rimasti stazionari (tav. B10).

Il movimento di passeggeri è cresciuto del 6,9 per cento. Anche in questo caso l’aumento è da ricollegare soprattutto al traffico internazionale, incrementato del 17 per cento; i passeggeri su voli nazionali sono aumentati del 5 per cento.

Gli aeroporti siciliani vengono utilizzati in massima parte per movimenti interni al Paese. I voli internazionali sono stati pari, nel 2004, al 15 per cento di quelli complessivi in regione, a differenza di quanto avviene nella media nazionale in cui i movimenti internazionali pesano per oltre il 50 per cento. Dati analoghi si hanno con riferimento ai flussi
di passeggeri.

L’aeroporto di Catania si conferma il principale scalo della regione, movimentando quasi il 55 per cento dei passeggeri in transito negli aeroporti siciliani.

In prospettiva potrebbe ulteriormente rafforzare la sua leadership, grazie al completamento entro l’estate del 2005 di importanti lavori di ammodernamento e ampliamento delle infrastrutture logistiche. La struttura palermitana, pur in crescita del 3,7 per cento, ha ridotto la sua quota di mercato di 1,2 punti percentuali, al 40,7 per cento, risentendo dello sviluppo del vicino aeroporto di Trapani.

Il traffico merci via ferrovia è tornato ad aumentare dopo le diminuzioni dei due anni precedenti, grazie alla crescita del traffico nazionale. In particolare sono aumentate sia le merci in partenza verso altre regioni (15,2 per cento) sia quelle in arrivo da altre aree del Paese (9,7 per cento). Nel traffico internazionale è invece proseguita la tendenza negativa, con un calo sia delle merci in arrivo (-5,1 per cento) sia, in maggior misura, per le partenze per l’estero (-25,3 per cento).

Le politiche per lo sviluppo

Il Programma operativo regionale (POR Sicilia). – Nel corso del 2004 si è concluso il processo di revisione di medio termine di Agenda 2000, volto a riprogrammare la spesa delle risorse del POR in base ai risultati ottenuti nel primo quadriennio (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche). Nell’ambito della riprogrammazione sono state inoltre assegnate le risorse accantonate per le riserve di premialità, comunitaria e nazionale.

Le risorse pubbliche a disposizione del POR Sicilia si sono incrementate, rispetto al piano originario del 2000, di circa 850 milioni di euro, passando a 8,4 miliardi. Il contributo comunitario è salito a 4,3 miliardi, dai precedenti 3,9 miliardi.

Nel 2004 sono stati effettuati pagamenti a valere sul POR per 699 milioni di euro, in aumento del 10,2 per cento rispetto al 2003.

Dall’avvio del POR i pagamenti complessivi sono stati pari a oltre 1,9 miliardi, pari al 23 per cento della dotazione finanziaria pubblica (tav. 3).

Ha rallentato il ritmo di crescita degli impegni di spesa, aumentati nel 2004 di 470 milioni, rispetto a oltre 1 miliardo nel 2003. A fine 2004, gli impegni di spesa ammontavano complessivamente a 3,5 miliardi, pari al 41,8 per cento della dotazione finanziaria pubblica del POR.

Una buona performance è stata registrata dall’asse “Reti e nodi di servizio” grazie soprattutto al completamento dell’autostrada che congiunge il capoluogo regionale a Messina. Risultano carenti invece gli interventi di riqualificazione urbana rientranti nell’asse “Città”. Nel corso del 2004 il fondo che finanzia gli interventi per il settore agricolo è rimasto praticamente inattivo, sia in termini di pagamenti sia per quanto riguarda gli impegni di spesa.

I Progetti integrati territoriali (PIT). – Nel 2004 sono stati approvati 3 nuovi PIT, ai quali sono state destinate risorse per oltre 100 milioni di euro. Ai 27 PIT, che erano già stati approvati nel 2002, sono state assegnate ulteriori risorse per circa 190 milioni, destinate agli interventi dichiarati inizialmente funzionali ma non finanziati per mancanza di risorse. Nel complesso i PIT assorbono il 15,2 per cento delle risorse finanziarie del POR, confermandosi uno dei principali strumenti di attuazione di Agenda 2000.

A inizio marzo 2005 risultavano impegnati negli interventi previsti nei PIT 308,5 milioni (123 milioni a fine 2003), il 24,1 per cento del totale dei finanziamenti ammessi per i 30 PIT. I finanziamenti hanno riguardato soprattutto gli interventi infrastrutturali, mentre i regimi di aiuto alle imprese hanno stentato a decollare.

Gli Accordi di programma quadro (APQ). – Nel 2004 sono stati stipulati tre nuovi Accordi di programma quadro tra la Regione siciliana e lo Stato, per un investimento programmato di circa 50 milioni di euro.

A dicembre 2004 risultavano sottoscritti nel complesso 14 APQ, per un ammontare di investimenti programmati pari a circa 8,7 miliardi di euro. La Regione prevede di impiegare le risorse programmate entro il 2008, concentrando i maggiori sforzi soprattutto nel biennio 2005-2006.

A fine 2004, secondo i dati provvisori del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la percentuale di avanzamento degli investimenti previsti dagli APQ era pari al 15,4 per cento.

Gli strumenti della programmazione negoziata. – Nel corso del 2004 non sono stati stipulati in Sicilia nuovi Patti territoriali. Sono proseguite le erogazioni a favore dei patti attivi, che hanno ricevuto nell’anno risorse pubbliche per 133,2 milioni di euro.

A fine 2004 risultano attivi 47 patti, di cui 24 specializzati nell’agricoltura e 3 nel sostegno all’occupazione. La Regione ha rinunciato a gestire direttamente i patti di sua competenza e, così come previsto dalla delibera Cipe 26/2003, ha confermato la gestione del Ministero delle Attività produttive. Il processo di investimento dei patti per l’occupazione (cosiddetti comunitari) si è ormai sostanzialmente concluso, mentre sono cresciute notevolmente le erogazioni relative ai patti agricoli (42,2 per cento dell’investimento pubblico previsto) e a quelli generalisti (26 per cento).

Nel 2004 le erogazioni relative ai Contratti di programma sono state pari a 11,9 milioni, portando le erogazioni complessive a 194,9 milioni. Nell’anno sono stati deliberati dal Cipe tre nuovi contratti di programma, che si aggiungono ai 5 già finanziati.

Nell’anno non sono stati deliberati nuovi Contratti d’area. Ai tre contratti attivi sono stati erogati, nel 2004, oltre 22 milioni di agevolazioni a fondo perduto, portando nel complesso le erogazioni a 128,9 milioni, pari al 52,6 per cento del totale previsto.

Legge 488/92. – A novembre 2004 è stato approvato il diciassettesimo bando della legge 488/92, riguardante il settore industria, che era stato emanato nel febbraio del 2003. Sono state finanziate 429 domande delle 1.384 presentate dalle aziende siciliane, per un importo complessivo di agevolazioni pubbliche pari a 220,2 milioni di euro. I bandi relativi ai settori turismo e commercio, del 2003, si sono chiusi a dicembre 2004 ma non sono state ancora pubblicate le graduatorie.

Nel corso del 2004, in attesa della riforma dello strumento agevolativo, non sono stati emanati altri bandi a valere sulla legge 488/92 e, con la manovra correttiva del luglio 2004, i fondi destinati al finanziamento della legge sono stati sensibilmente ridotti.

Si è sperimentato l’utilizzo della legge 488/92 per il perseguimento di obiettivi particolari. Si è concluso il bando “Ambiente”, relativo alla concessione di agevolazioni per investimenti finalizzati al conseguimento di miglioramenti ambientali. In Sicilia sono stati finanziati 15 progetti per un contributo a fondo perduto di poco superiore a 9,1 milioni di euro.

A fine dicembre 2004 è stata approvata la graduatoria del bando dedicato alle imprese artigiane, che prevede un iter semplificato rispetto a quello ordinario. In Sicilia sono state finanziate 242 iniziative, con un contributo pubblico di circa 32 milioni di euro. A marzo 2005 è stata approvata la graduatoria del bando dedicato alle agevolazioni per investimenti effettuati nelle isole minori. In Sicilia sono state finanziate 123 iniziative, con un contributo in conto capitale di circa 21,5 milioni.

Gli investimenti, concentrati soprattutto nel settore turistico, riguardano in particolare le isole di Lampedusa, Pantelleria e Lipari.

Gli scambi con l’estero

Nel 2004 le esportazioni siciliane sono aumentate del 9,6 per cento rispetto all’anno precedente (tav. B12). L’entità della variazione è in parte legata alla crescita del settore dei prodotti petroliferi raffinati (10,9 per cento), che da solo rappresenta la metà del valore dell’export dell’Isola. Tale andamento è stato fortemente influenzato dal rialzo delle quotazioni del petrolio; nell’anno infatti le quantità scambiate sono diminuite dell’1,4 per cento.

Al netto dei prodotti petroliferi raffinati, le esportazioni della
regione sono aumentate dell’8,4 per cento, in ripresa rispetto all’andamento calante del 2003. Tra gli altri settori più significativi, si è registrato un incremento per i prodotti alimentari (17,6 per cento), quelli chimici (16,7 per cento), le apparecchiature elettriche e ottiche (14,2 per cento) e i prodotti dell’agricoltura (9,5 per cento; fig. 7).

Il settore dei mezzi di trasporto ha ridotto il valore delle esportazioni del 19,8 per cento, nonostante la ripresa della produzione nello stabilimento siciliano della Fiat; l’andamento negativo è stato causato dal calo delle vendite all’estero relative alla voce navi e imbarcazioni.

Tra i paesi di destinazione principali, sono diminuite le esportazioni verso l’area dell’euro (-2,0 per cento), la cui incidenza sul totale dell’export siciliano è scesa in un anno dal 39,8 al 35,5 per cento. Nel resto d’Europa, al contrario, si è registrata una crescita del 17,0 per cento, grazie soprattutto al rilevante aumento relativo al Regno Unito (100,9 per cento), dovuto a un notevole incremento del settore autoveicoli. Sono aumentate le vendite verso l’Africa (14,8 per cento) e i paesi asiatici, con particolare riferimento al Medio Oriente (61,5 per cento), soprattutto per la crescita registrata nei prodotti petroliferi (fig. 8 e tav. B13).

Il tasso di crescita delle importazioni, pari al 14,3 per cento nell’intero anno, è influenzato dall’andamento del settore delle industrie estrattive (16 per cento in valore, 5,8 per cento in quantità), che pesa per oltre il 70 per cento sul valore complessivo dell’import siciliano. Al netto di questo settore la crescita si riduce al 9,5 per cento.

IL MERCATO DEL LAVORO

L’occupazione

La valutazione delle recenti tendenze dell’occupazione e della disoccupazione richiede notevole cautela, in considerazione delle rilevanti innovazioni metodologiche apportate dall’Istat con la nuova Indagine sulle forze di lavoro, avviata nel 2004 (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche). Gli indicatori principali, di seguito commentati, sono stati ricostruiti dall’Istat per il 2003, così da permettere un confronto con i nuovi dati relativi al 2004.

Nella media delle rilevazioni del 2004 il numero di occupati in Sicilia è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (0,1 per cento). I lavoratori nell’agricoltura sono diminuiti dell’1,1 per cento, mentre quelli extraagricoli sono aumentati dello 0,2 per cento. Si è realizzata una sostanziale stazionarietà nei servizi e un calo nell’industria in senso stretto; in aumento è risultata l’occupazione nelle costruzioni (tav. B14).

La distribuzione settoriale dell’occupazione siciliana è particolarmente sbilanciata a favore del terziario, che incide per il 73 per cento sull’occupazione totale, rispetto a valori più contenuti nel Sud e in Italia. In particolare hanno un peso maggiore le attività dei servizi diversi dal commercio, al cui interno figura la Pubblica amministrazione (fig. 9).

Il settore agricolo ha un peso pari al 7,6 per cento, superiore di oltre tre punti percentuali al valore medio italiano. Il contenuto livello di industrializzazione dell’Isola si riflette in una incidenza dell’occupazione nell’industria in senso stretto pari ad appena il 9,9 per cento, valore pari a meno della metà del dato medio nazionale.

In base ai dati della vecchia serie storica, tra il 2000 e il 2003 si è registrata una diminuzione dell’incidenza dell’occupazione agricola di 1,7 punti percentuali, a fronte di una crescita per gli altri settori, con particolare riferimento all’industria in senso stretto (0,8 punti) e al terziario (0,7 punti percentuali).

Nel 2004 il tasso di occupazione siciliano è diminuito di due decimi di punto, al 43,2 per cento. Il dato risulta inferiore a quello medio meridionale; il divario con la media italiana è superiore a 14 punti percentuali. Il tasso di occupazione maschile è risultato pari al 60 per cento, rispetto al 27 per cento relativo alle donne. Nella media dell’anno il numero di uomini occupati è aumentato dello 0,3 per cento, a fronte di
una riduzione dello 0,4 per cento per le donne.

La disoccupazione e l’offerta di lavoro

Alla modesta crescita del numero di occupati in regione, pari in valore assoluto ad appena 2 mila unità, ha fatto riscontro una riduzione molto più significativa delle persone in cerca di lavoro (-61 mila unità, pari a una diminuzione del 16,9 per cento). L’andamento calante delle persone in cerca di lavoro ha interessato gran parte delle regioni meridionali, ma il dato siciliano rappresenta il 57 per cento della riduzione complessiva registrata in tutto il Sud.

Le forze di lavoro sono diminuite del 3,3 per cento; anche il tasso di attività è sceso, passando dal 54,4 al 52,3 per cento, con un ampliamento del divario con la media italiana (62,5 per cento). La significativa diminuzione del tasso di disoccupazione, sceso dal 20,1 al 17,2 per cento, è dovuta quasi esclusivamente alla rilevante riduzione del numero di persone in cerca di lavoro.

Nonostante il calo, il tasso di disoccupazione siciliano rimane il più elevato tra le regioni meridionali e più che doppio rispetto alla media nazionale. Il dato relativo alle sole donne, in Sicilia, è risultato pari al 23,7 per cento, rispetto al 13,8 per cento delle forze di lavoro maschili.

Il tasso di disoccupazione regionale, in base alla vecchia serie storica, aveva toccato il punto di massimo nel 1999, quando aveva raggiunto il 24,5 per cento.

Successivamente la tendenza è risultata discendente fino al 2002, quando è stato pari al 20,1 per cento, dato confermato nel 2003.

Gli ammortizzatori sociali

La Cassa integrazione guadagni. – Nel 2004 l’utilizzo della Cassa integrazione guadagni in Sicilia si è nel complesso ridotto del 22,2 per cento (fig. 10). La diminuzione a livello regionale è da collegare in particolare al minore utilizzo della gestione straordinaria effettuato dal settore meccanico (-72 per cento), grazie alla ripresa produttiva dello stabilimento della Fiat in provincia di Palermo, dopo la ristrutturazione avvenuta nei primi nove mesi del 2003. Nel corso del 2005, tuttavia, è previsto un nuovo ricorso della casa automobilistica alla Cassa integrazione, che dovrebbe durare circa 5 mesi. Al netto del settore meccanico la CIG è risultata in aumento del 5 per cento.

La gestione ordinaria, nel complesso, ha mostrato un lieve incremento (1,4 per cento); tra i principali settori si è avuta una crescita per la meccanica e per le costruzioni (17,2 e 29 per cento rispettivamente), mentre l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale si è ridotto nella chimica (-19,2 per cento; tav. B15).

La gestione straordinaria ha registrato una riduzione del 33,1 per cento; al netto della meccanica si è avuto un aumento del 12,1 per cento.

Nel settore delle costruzioni, in particolare, si è realizzata una crescita del 26,2 per cento; un forte incremento, inoltre, ha riguardato il settore della trasformazione di minerali.

I flussi migratori interregionali

Nel periodo 1988-2002 il saldo dei trasferimenti in Sicilia è risultato negativo e pari a 195 mila persone (complessivamente 472.774 persone in uscita e 277.624 in ingresso). L’andamento negativo è risultato in accelerazione nella seconda metà degli anni novanta quando, a fronte di una limitata riduzione del numero dei soggetti che hanno trasferito la loro residenza in Sicilia, è cresciuto il flusso di coloro che l’hanno trasferita dall’Isola in altre regioni d’Italia. Il 2000, in particolare, ha fatto registrare il più elevato deficit per tutto il periodo preso in esame (fig. 11).

L’andamento crescente dei trasferimenti di residenza ha interessato le principali aree del Meridione; le regioni in cui maggiore è stato l’aumento sono la Campania e la Sicilia. Quasi un quarto dei trasferimenti di residenza dal Sud verso il resto d’Italia è stato effettuato da siciliani, un valore proporzionale all’incidenza della popolazione dell’Isola rispetto al complesso delle regioni meridionali.

Per il 2003 sono disponibili solo alcuni dati in forma più aggregata, che confermano la presenza di un saldo migratorio interno negativo per la Sicilia e per tutto il Meridione, a esclusione di Abruzzo e Molise.

La ricerca di un’occupazione è la principale motivazione che spinge al trasferimento. Quasi il 50 per cento dei siciliani che ha cambiato regione di residenza rientra nella fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni, quella in cui maggiore è il tasso di disoccupazione.

All’interno di questa fascia di età si è assistito, negli anni, a un aumento dell’incidenza degli ultratrentenni, con una contestuale riduzione dei giovani tra 20 e 24 anni. Questo fenomeno risente del ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro, anche a causa dell’aumento nel livello di scolarizzazione della popolazione.

Tra coloro che si trasferiscono in altre regioni è stato via via
crescente il numero di persone in possesso della licenza media o del diploma superiore, con un’incidenza che negli ultimi anni considerati è stata di circa il 60 per cento; viceversa, si è ridotto il peso dei soggetti senza alcun titolo di studio o in possesso solamente della licenza elementare, da oltre il 52 per cento nel 1990 al 33,5 per cento nel 2002 (fig. 12). Nel periodo è cresciuto il flusso in uscita dei soggetti titolari di una laurea, pari nel 2002 al 6,7 per cento di quanti si sono trasferiti.

Il livello di scolarizzazione degli emigranti è superiore a quello medio della popolazione residente nell’Isola, in cui l’incidenza di laureati era pari nel 2002 al 5,4 per cento, mentre la quota di persone con licenza media o superiore era pari al 51,8 per cento.

Circa il 55 per cento dei trasferimenti ha riguardato persone di sesso maschile; tale valore è rimasto sostanzialmente stabile nel tempo.

Per quanto riguarda la condizione professionale, si è osservata una riduzione dei soggetti che non facevano parte delle forze di lavoro (bambini, anziani, persone non occupate che non cercavano occupazione), passati da oltre il 55 per cento alla fine degli anni ottanta a poco più del 40 per cento negli ultimi anni considerati.

La regione che maggiormente è stata interessata dai flussi migratori provenienti dalla Sicilia, per tutto il periodo preso in esame, è stata la Lombardia, che da sola ha assorbito oltre un quarto del totale dei soggetti in uscita. Elevati sono risultati nel tempo i flussi attratti dal Piemonte, anche se ridottisi nel periodo dal 15 per cento circa a poco più del 10 per cento.

L’area nord-occidentale d’Italia storicamente ha richiamato ingenti flussi di emigrazione dalle regioni del Sud, soprattutto fino all'inizio degli anni settanta. La crisi della grande industria e la contestuale affermazione del modello di sviluppo legato ai distretti di piccole imprese hanno spostato i flussi di emigrazione verso l’area nordorientale.

I dati relativi ai cambi di residenza confermano il proseguimento di questa dinamica, segnalando l’accresciuta rilevanza dell’Emilia- Romagna, che dal 1997 è divenuta la seconda regione d’Italia per numero di trasferimenti di siciliani, e del Veneto, la cui incidenza è più che raddoppiata tra il 1988 e il 2002 (dal 4,5 al 9,8 per cento).

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