LA "MIA" CUCINA DI SICILIA
Piero Selvaggio
La
prima cucina che ricordo è quella di mia mamma Lina;
semplice, ordinaria, tradizionale in ciò che sono
prodotti ed usanze della nostra provincia (Ragusa). Ricordo
il pesce "a ghiotta", quando arrivava fresco dai
pescherecci di Porto Palo, le arancine e le "scacce"
dei giorni di festa, la ricca e piccante salsiccia col finocchietto
e poi tanta pasta asciutta, tutti i giorni ed in tante salse.
E'
stato bello scoprire la cucina siciliana dopo, quando dopo
tanti anni di ristorazione ad alti livelli, con un repertorio
basato soprattutto sulla grande cucina del Nord, ho cominciato
a guardare con più rispetto le tradizioni nostrane,
seguendo ed anche assorbendo quanta storia, quanta influenza
e quanta fantasia di sapori si riflettono in tutto quello
che oggi è parte dei patrimoni millenari dell'isola.
Le
tracce della cultura gastronomica lasciataci dai romani,
dagli arabi, dai barbari, ci fanno capire quanto e perché
la Sicilia a tavola è crocevia di delizie. Personalmente,
dopo più di 30 anni d'America, i ricordi di tante
sfumature e tantissime tradizioni, sono ancora vivi, veri
ed anche profondi. Nel bagaglio mentale dell'ultimo viaggio,
i profumi delle arance di Francofonte diventano pungenti
e si mescolano all'intenso sapore dei pomodori di Pachino
o ai colori ed al folklore della Vucciria Palermitana.
Rinfresco nella mia memoria delle cose belle, il gusto per
un fumante piatto di maccheroni alla Norma o con le Sarde
ma anche con la semplicissima mollica di pane, pomodoro
e basilico; ancora più forte è il ricordo
dello "strattu".
A
Settembre inoltrato, quando la stagione dei pomodori era
al tramonto, i vicini dei nostro quartiere si riunivano,
come di costume, comprando grandi quantità di pomodori
ben maturi a 25 lire al chilo, per spremerli ed estrarne
poi la polpa che veniva "cunzata" per 1'uso giornaliero
e usata in tantissimi modi. Il resto di quei pomodori veniva
preservato, lasciandoli essiccare al sole con una spruzzata
di ottimo sale trapanese. Che ironia, molti anni dopo, rivedere
quegli stessi pomodori essiccati, in eleganti confezioni
vendute per molti dollari nei negozi gastronomici di New
York!
Avendo dedicato
uno dei miei ristoranti alla cucina del Sud, mi diletto
a rivisitare vecchie e nuove ricette, rinfrescando prodotti
e sapori. Ecco una delle mie proposte:
- Carpaocio di tonno condito con arance sanguigne e bottarga
su un letto di caponatina abbinato ad un "Regaleali
Nozze d'oro".
- Timballo di maccheroncini avvolti in melenzane con ripieno
di olive e una grattata di ricotta salata, da abbinare ad
un "Cerasuolo" di Vittoria.
- Involtini di vitello con pinoli e caciocavallo ragusano,
abbinato a "Santa Cecilia".
- Infine cassata alla palermitana e piccoli cannoli alla
cioccolata ispirati alla dolceria modicana.
- Vino finale "Passito di Pantelleria".
Un piccolo
ma grande problema: a Los Angeles, la ricotta, buona che
sia, non è mai la nostra ricotta!
Piero Selvaggio
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